21 settembre 2010

Trekking di agosto del gruppo di Treviso

Nelle giornate limpide d’inverno dalla pianura trevigiana ci
appaiono le Prealpi, a volte anche coperte di neve.
Appena puoi, le raggiungi con cuore sereno.
Sono partito con il mio Tango da Arcade,

dove risiedo,
ho raggiunto il Montello e percorrendo la “presa” 3 lo ho
attraversato sino alla base della “presa” 17 nel versante Nord
dove ho incontrato il resto del gruppo, alcuni partiti dal punto di
ritrovo di Caerano di S.M. e altri dal Covolo di Pederobba.
La prima sosta l’abbiamo fatta all’osteria ”Vino e Liquori” a
Ciano del Montello, un arredamento anni ’50, dove con mezza
sopressa e mezza forma di formaggio abbiamo fatto un veloce
spuntino (addio dieta e senza badare al colesterolo).
Risaliamo il Piave, lo guadiamo e passiamo sotto il ponte di
Vidor, giungendo al Parco di Bigolino. Consiglio di visitare
questo luogo meraviglioso, non pensavo che ci fosse un posto
così bello a due passi da casa.
Un tuffo in piscina, poi cena e pernottamento
all’agriturismo “La Montagnola”, situato alla base delle
Pianezze.
Il mattino successivo, attraverso un sentiero sicuro ma difficile
per la sua ripidezza, abbiamo iniziato a portarci in quota. In
località Balcon (1023 m slm) abbiamo pranzato, poi passando
per Malga Mariech (1504 m slm) siamo giunti a Malga Garda
(1300 m slm). Giornata intensa con sette ore e mezza di
sella. Abbiamo pernottato a circa un chilometro e mezzo
dalla Malga, in un posto particolare chiamato “Col dei Piatti”,
un’antica casera dotata di letti e bagno, sprovvista di energia
elettrica che rendeva il tutto molto suggestivo. Nell’adiacente
stalla erano stati sistemati comodamente i cavalli. La bellezza
del luogo è che la casera è collocata sul cocuzzolo di un
monte dal quale ci si perde all’orizzonte con una visione
eccezionale. Durante il percorso sono stati raccolti funghi
della specie “mazze di tamburo”, che gentilmente, per cena, la
moglie del malgaro ce li ha fritti con una croccante impanatura
accompagnati da fumante polenta e formaggio fuso, il tutto
innaffiato da un ottimo vino rosso.
La meta del terzo giorno, mercoledì 11 agosto, è il
Rifugio “Posa Puner” (1320 m slm) in Comune di Miane dove
è previsto il pernottamento. Il percorso sarà poco impegnativo
restando sempre in quota tra i boschi e con un abbondante
pranzo al sacco.

Enrico quella sera non si sente bene, accusa forti dolori alle
reni e a notte inoltrata Paolo e Walter lo accompagnano al
Pronto Soccorso e dopo una nottata passata in ospedale suo e
nostro malgrado deve abbandonare la compagnia e tornare a
casa.
Giovedì è una tappa impegnativa, dobbiamo raggiungere
Trichiana ospiti di Italo D’Incà (si proprio il Presidente),
passiamo davanti a Malga Mont (1349 m slm), il giorno prima
nel nostro girovagare tra i boschi, avevamo conosciuto il
malgaro, intuendo subito che lui e la moglie erano persone di
una bontà infinita, forse non troppo attente ai dettagli, ma di
una umanità estrema, qualche volta mal interpretata. Lui ha
una bontà innata e sta assieme alla gente bevendo qualche
bicchiere. Al mattino non ci siamo fermati a far colazione da
lui, e guardando il suo sguardo dispiaciuto ci sono rimasto
male. Abbiamo sbagliato a non fermarci. Proseguendo nel
nostro cammino siamo passati per Malga Canidi (1250 m slm)
fermandoci poi per pranzo da “Vin e Pit” a Praderadego (910
m slm) siamo giunti verso sera a Trichiana. Altre otto ore di
sella il tutto senza intoppi. La sera siamo ospiti in casa di Italo.
Sua moglie Augusta con la collaborazione dei figli Federico e
Roberto (persone pratiche e socievoli) hanno preparato una
squisita e abbondante cena. Nel frattempo siamo stati raggiunti
da altri soci di Nac con le mogli.
I cavalli sono stati alloggiati per la notte nei box della vecchia
sede di Nac che ora è passata al comune.
Durante la notte un temporale e la prima pioggia.
Le previsioni per il venerdì, penultimo giorno, sono incerte.
Con una lunga tappa ci porteremo a Cison di Valmarino
all’agriturismo “Ca’ Leonilda” in località Molinetto della Croda.
Difatti durante la sosta pranzo in località “Pian dele Femene”
(1140 m slm) inizia a piovere. Una pioggia leggera e fine,
senza vento e senza tuoni e lampi che ci accompagnerà
per due ore di tragitto. Niente di sconvolgente, anzi si
ironizzava “che trekking sarebbe senza un po’ di pioggia”. Dopo
otto ore alternando periodi in sella e a piedi, siamo arrivati alla
meta.
Ci rimane il sabato per raggiungere il campo base a casa di
Renzo a Tarzo. E’ un breve tragitto fatto gran parte a piedi.
Qui carichiamo i cavalli nei trailer e li riportiamo a casa.
Alla sera ci siamo ritrovati tutti per una cena con Italo e la

Moglie Augusta, amici e simpatizzanti presso il ristorante “Le
Becasse” a Valmareno.
Vorrei descrivere in qualche modo l’atmosfera che si era creata
nel gruppo di nove cavalieri (restati in otto purtroppo) con il
supporto meccanico della Luciana.
L’importante era di non creare tensioni, che con poco potevano
sorgere. Si sa invece che quando un gruppo è composto
da persone attente, sensibili e umili, viene quasi naturale
l’armonia. Giusto l’ “armonia” si era creata nel nostro gruppo.
Renzo da Tarzo, dal bianco baffo prorompente, il più esperto
e meno giovane della compagnia, con un carattere docile
e rassicurante, grande esperto di percorsi, mai un attimo di
incertezza. Attenti a quei due: Ivan da Barcon di Vedelago e
Valter di Caerano di S.M., instancabili quanto imprevedibili
a inventare e fare scherzi, a raccontare storie e aneddoti
coadiuvati da Paolo da Mogliano “El Capo”, grande conoscitore
di filastrocche goliardiche di estrema ilarità. Bruno da Zero
Branco che durante le pause raccontava storie di ogni tipo :
iniziando dai nipoti, passando poi per il lavoro, i cavalli, le
donne, i luoghi per finire con qualche avventura vissuta. Il
tutto con il suo modo di parlare sincero ed ironico. Luciano
da Covolo di Pederobba, dall’espressione pacata e triste,
però quando sorride, e lo fa spesso, ti trasmette cordialità. Un
apprezzamento particolare lo vorrei fare a Giacomo di Ciano
del Montello, il più giovane del gruppo, aggregatosi a noi con lo
spirito equilibrato, autosufficiente al massimo, sempre attento
ed al posto giusto.
Alla fine tutto sommato è stata una esperinza di gruppo ben
riuscita.
Ci è mancato l’amico Enrico da S. Cristina che per le suddette
ragioni ha dovuto abbandonare
la compagnia. Prima di
iniziare il trekking ha dovuto ritirarsi anche Enrico da Caerano
S.M. che certamente, per quel poco che ho visto, avrebbe
certamente contribuito a dare ancora più sagacità al gruppo.
Infine , ma non ultima, la Luciana. La trovavamo sempre pronta
ad aspettarci alle tappe. Mi sto chiedendo ancora come abbia
fatto a portare la sua macchina, che non è neanche piccola,
stracolma di borse e mercerie varie attraverso quelle stradine
strette e piene di curve insidiose tra precipizi e scarpate. Non ci
ha mai creato problemi tipo : ho paura, non ce la faccio o cose
del genere. Partiva ed arrivava forse con un po’ di incoscienza
che qualche volta non guasta.
Dicevo all’inizio delle nostre amate Prealpi, poi del gruppo di
persone positive e sincere. Da qui domini tutta la campagna
trevigiana fino a perdersi ed intravvedere la in fondo la Laguna
Veneta. Nel lato nord si ha tutta la vista della Val Belluna, con
lo sfondo delle Alpi : straordinario.
Incastonato in questo contesto emerge una vena bianca, il
Piave. Domina e colpisce, lo vedi scorrere per la Val Belluna,
attraversare i paesi e poi uscire dalla “stretta” di Quero,
allargarsi con i suoi filoni d’acqua e di bianca ghiaia, con uno
scenario di colline verdeggianti, per poi sfuggire tra il Montello
e il Collalto ed in fine, attraverso la pianura, incontrare il mare.
Le colline che che stanno a vegliare il Piave e che da lassù si
vedono, dove siamo passati qualche giorno prima, tra i suoi
castagni, faggi, acacie e rovere, tra vigneti rivolti al mezzodì e
tanti alberi di frutta matura.
Da lassù si individuavano agevolmente, nel versante sud, i
paesi di Miane, Campea, Farra, Pieve di Soligo, Susegana e
tantissimi altri, nel versante nord: Mel, Trichiana, Lentiai ed
altri.
Non è la prima volta che salgo quassù, ormai il paesaggio mi è
familiare, però ogni volta che lo guardo rifletto su quanta storia
ha scritto l’uomo, quanto esso abbia lavorato per costruire
case, strade ponti e mi sento piccolo piccolo e mi prende un
senso di impotenza. Solo mi consola il fatto di essere vivo e di
poter godere di questo momento in cui mi sento un privilegiato
per il fatto di essere qui con il mio cavallo e degli ottimi amici.
Pensi anche che la vita vada vissuta senza esagerare nel
lavoro, tanto un giorno non ci sarò più e il mondo c’era prima e
continuerà poi.
Il trekking è finito, Natura a Cavallo mi ha insegnato come deve
essere vissuto lo stare con il tuo cavallo in in armonia con la
natura.
Grazie a tutti, alla prossima avventura.

Gigi

Guarda le fotografie

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti possono essere anonimi, ma preferibilmente firmati. I commenti sono sottoposti al Moderatore del blog prima di venire pubblicati. Commenti contenenti insulti, frasi ritenute denigratorie, ecc., verrano eliminati. Nella finestra "seleziona profilo" indica "Anonimo"