Cosa c’è di più bello che godere il paesaggio dalla groppa di un cavallo? E se il paesaggio è quello delle Dolomiti… si può essere sopraffatti dall'emozione!
Per farla breve: ho vissuto il fine settimana a cavallo più bello della mia vita.
Per farla breve: ho vissuto il fine settimana a cavallo più bello della mia vita.
Ma lasciatemi raccontare come tutto ebbe inizio. Alla Fiera “Free” di Monaco, all’interno dello stand della VFD c’era un punto informazioni sull’Ippovia del Trentino Orientale, una suggestiva rete di percorsi di circa 400 Km con delle tappe ben progettate. Ho pensato che doveva essere veramente una bella zona in cui andare a cavallo. C’era anche un gioco, a cui ho partecipato più per principio che non perché nutrissi una qualche speranza di vincere qualcosa. Quindi, fui piacevolmente sorpreso quando qualche settimana dopo trovai nella mia cassetta postale una lettera che mi annunciava la vincita di un premio, per avere il quale dovevo dare una conferma. Ho chiamato subito il numero indicato, a cui ha risposto Silke Springmann, collaboratrice per la Germania dell’Ippovia, ed ho accettato il premio. La vincita consisteva in un fine settimana lungo, per due persone e due cavalli, con trattamento di mezza pensione, su un tratto dell’Ippovia. Silke mi informò che avrei potuto scegliere io le date del fine settimana, ma che avrei dovuto aspettare fino ad Agosto, perché in quel periodo in quota c’era ancora la neve. Così sono trascorse le settimane e i mesi, e io avevo quasi dimenticato la mia vincita. In luglio ho conosciuto alcuni dei responsabili dell’ippovia, in occasione della prima cavalcata dell’amicizia italo-tedesca ad Aying, poi è passato ancora qualche tempo ed ho incontrato di nuovo gli italiani, questa volta alla cavalcata per Waldmünchen. Era agosto. Ho chiamato di nuovo Silke e abbiamo stabilito una data, il 20 settembre. Dato che non avevo nessuno da portare a cavallo con me, ho chiesto a lei di accompagnarmi, oltretutto mi avrebbe fatto da interprete. Non ho un cavallo mio, quindi avevo bisogno di un cavallo a noleggio. E non volevo rimanere per 3 notti nello stesso punto tappa, ma percorrere diverse tappe dell’ippovia. Silke ha esaudito perfettamente le mie richieste, due settimane prima della data fissata mi ha confermato che era tutto organizzato e che non ci restava che partire.
Così ci siamo trovati giovedì nel primo pomeriggio e siamo partiti per l’Italia. Alla sera abbiamo raggiunto Canal S. Bovo e la frazione di Zortea. Qui ci siamo trovati subito con Gianfranco, che avevo già conosciuto in Germania. Lui mi ha presentato Telmo, che ci avrebbe prestato i cavalli e accompagnato per tutte le giornate, perché non lascia che i clienti vadano via da soli con i suoi cavalli. Avevamo anche un esperto del posto per illustrarci il percorso.
Telmo ci ha fatto vedere la sua scuderia, costruita da lui con molta passione, in legno stile Blockhaus, con un portico coperto per sellare i cavalli e un grazioso angolo con delle panche e un tavolino intagliato nel tronco di un albero gigantesco, con un tetto a forma di ombrello. La scuderia si trova su un pendio sopra il paese di Zortea, ed è circondata da prati. Qui abbiamo conosciuto i cavalli che il giorno dopo avremmo montato. Mi è stato presentato Larick, un giovane anglo-arabo baio. Proprio la taglia adatta a me. A Silke è stato assegnato un cavallo pezzato di nome Pablo. Alla sera abbiamo cenato all’Hotel Serenella, l’unico albergo del paese, con Gianfranco e Telmo. Telmo ci ha mostrato delle fotografie del periodo trascorso a Francoforte, dove aveva lavorato in gioventù
Il giorno successivo, dopo colazione io e Silke siamo andati alla scuderia. Lungo la via, abbiamo ammirato degli scorci particolari che alla sera con il buio non avevamo notato. Raggiunta la scuderia, i cavalli erano già puliti, sellati e pronti per la partenza. Anche gli zoccoli erano stati ingrassati. Il programma della giornata prevedeva un giretto in mattinata, con rientro in paese per il pranzo, e solo nel pomeriggio ci saremmo messi in marcia per la prima tappa, che sarebbe stata breve.
Siamo partiti, per la mattina senza bagaglio. Il percorso ci ha portati in discesa, costeggiando antiche baite di montagna, e poi lungo una ripida salita attraverso i tipici paesini di montagna italiani, fino ad arrivare al torrente Vanoi. Abbiamo galoppato lungo la riva del torrente, lo abbiamo attraversato e siamo passati accanto al punto tappa “Canal San Bovo”, una piccola scuderia con una club house in legno. Dopo una piccola pausa ci siamo messi sulla via del ritorno. Abbiamo preso la strada asfaltata, e attraversato un ponte posto ad un’altezza vertiginosa sulla valle dove scorre il fiume, poi abbiamo lasciato di nuovo la strada. Siamo scesi per alcuni metri lungo una ripida serpentina, fiancheggiata da muretti a secco fatti con le pietre del posto. Mi stavo abituando a Larick, e notavo che nonostante i suoi cinque anni è già affidabile ed ha un passo sicuro, ed iniziavo a fidarmi di lui. Abbiamo attraversato di nuovo i paesini, fino ad arrivare alla scuderia di Telmo. Abbiamo percorso in 4 ore circa 20 Km. con 500m. di dislivello.
Dopo una lunga pausa pranzo, abbiamo sellato i cavalli, fissato bene le bisacce alla sella e ci siamo messi in viaggio per il nostro trekking di tre giorni. Viaggiavamo con un bagaglio leggero, avevamo con noi solo una giacca, l’impermeabile, lo spazzolino da denti e un po’ di biancheria di ricambio. Siamo saliti in sella, abbiamo lasciato il paese dirigendoci in basso verso la valle, ma in direzione opposta a quella che avevamo preso al mattino. Abbiamo attraversato un paese, poi un passo, fino ad arrivare in un’altra valle, e siamo scesi verso il basso percorrendo sentieri stretti e strade forestali. Arrivati a valle non c’era altra alternativa che seguire la strada principale fino al fiume, e poi costeggiarlo. All’orizzonte spuntavano delle sagome scure, che dapprima sembravano nuvole di pioggia, ma che poi si rivelarono essere le creste delle Dolomiti. Dopo aver percorso un tratto di strada lungo il fiume, abbiamo deviato a sinistra e siamo saliti lungo un piccolo pendio, attraversando un prato e passando in mezzo a due vecchie case abbandonate e cadenti. Iniziava a piovigginare. Abbiamo raggiunto il punto tappa Mondin, dove abbiamo sistemato i cavalli in box, e quindi ci siamo incamminati verso l’abitato di Transacqua. La tappa era lunga circa 15 Km., il dislivello in salita era di circa 400 m. e l’abbiamo percorsa in 3 ore. Dopo esserci presi cura dei cavalli, ci siamo diretti all’Hotel, distante circa 2 Km. da Transacqua. Dopo una doccia ristoratrice e una cena squisita, abbiamo fatto un giro di ricognizione in paese, una località divisa in due dal torrente, e che si trova sotto il gruppo dolomitico delle Pale di San Martino. Sabato, oltre a Telmo ci ha accompagnati anche Gianfranco, che conosce molto bene la tappa. Il nostro percorso ci ha portati da Transacqua a San Martino di Castrozza, restando sempre ai piedi del gruppo dolomitico delle Pale di San Martino. Abbiamo iniziato subito a salire, lungo sentieri nel bosco, passando accanto a un romantico torrente di montagna, poi sempre più in alto, attraverso i pascoli e tra le malghe. Era molto nuvoloso, ma attraverso le nuvole si intravedevano di tanto in tanto le torri rocciose delle Dolomiti. Abbiamo attraversato canaloni, su viottoli stretti e sassosi, siamo scesi a valle percorrendo sentieri resi scivolosi dal fango. Lungo la strada c’erano sempre chiaramente visibili i cartelli dell’ippovia, che indicavano la direzione e la distanza da percorrere per arrivare al prossimo punto tappa. Ero molto contento che il mio cavallo avesse un passo così sicuro. Posso consigliare a chiunque voglia percorrere queste tappe, di allenare bene il suo cavallo, e di prepararlo su percorsi di montagna. Dopo qualche ora abbiamo raggiunto San Martino, abbiamo attraversato il paese quasi deserto (che riprenderà vita solo con l’inizio della stagione sciistica), e poi siamo saliti lungo le piste da sci fino a Malga Ces. Qui i nostri cavalli sono stati sistemati nelle poste, e noi abbiamo dormito in tre in uno stanzone (Telmo, Silke e io). Gianfranco è rimasto con noi a cena e poi ha riportato il cavallo a casa. La cucina di Malga Ces è veramente da consigliare. Oggi abbiamo percorso in 9 ore circa 30 Km. e ci siamo lasciati alle spalle più di 1000 m. di dislivello.
Domenica mattina c’era ancora qualche traccia di nebbia tra le montagne, che ora ci circondavano, ma tutto sembrava promettere una splendida giornata di sole. Il nostro percorso ci ha portati dapprima verso le Dolomiti, sotto le quali eravamo passati il giorno precedente, poi abbiamo attraversato una dorsale e raggiunto una bella baita, Malga Crel. La malga era già chiusa, ma abbiamo fatto ugualmente una piccola pausa di riposo, prima di proseguire. Dopo un po’ il bosco si è diradato, e ci siamo ritrovati in un paesaggio che ricordava una steppa. Silke ha detto che non serviva andare in America, come lei aveva sempre pensato, per trovare un panorama così bello. In primo piano, dove eravamo noi, c’era una radura di erba secca, dietro un bosco di abete rosso, e dietro ancora in lontananza si stagliavano le vette delle Dolomiti. Abbiamo raggiunto il lago di Calaita, un piccolo laghetto di montagna, dove abbiamo fatto una sosta per godere la vista spettacolare. Più tardi abbiamo raggiunto Malga Lozen, dove ci siamo fermati, ci siamo goduti il sole e gustato una merenda. Da qui il percorso ci ha riportati nuovamente a Zortea, punto di partenza del nostro viaggio.
Purtroppo dovevamo metterci in viaggio per tornare a casa, io sarei rimasto volentieri per vedere altre tappe dell’ippovia. In ogni caso, dopo un trekking così viene voglia di farne altri.
Il sistema dell’ippovia mi ha fatto una buona impressione. Vicino ai punti tappa c’è sempre un Hotel, che accoglie i cavalieri. Il percorso è molto ben segnalato e facile da trovare. Inoltre, viene messo a disposizione del buon materiale cartografico (1:50000) con una descrizione esauriente delle tappe. Se per qualcuno questo non è sufficiente, può noleggiare un GPS su cui è memorizzata tutta la traccia dell’ippovia.
In teoria resta solo da scegliere dove si vuole andare e quando, e l’associazione organizza per voi tutto quanto.
Ulteriori informazioni: http.//www.ippoviatrentinorientale.it
Insomma: gente, allenate il vostro cavallo e andate in Trentino. E’ stata un’esperienza che merita di essere ripetuta.
Le foto del trekking sono visibili su internet a questo indirizzo:
http://picasaweb.google.com/christianbludau/IppoviaDelTrentinoOrientale
Così ci siamo trovati giovedì nel primo pomeriggio e siamo partiti per l’Italia. Alla sera abbiamo raggiunto Canal S. Bovo e la frazione di Zortea. Qui ci siamo trovati subito con Gianfranco, che avevo già conosciuto in Germania. Lui mi ha presentato Telmo, che ci avrebbe prestato i cavalli e accompagnato per tutte le giornate, perché non lascia che i clienti vadano via da soli con i suoi cavalli. Avevamo anche un esperto del posto per illustrarci il percorso.
Telmo ci ha fatto vedere la sua scuderia, costruita da lui con molta passione, in legno stile Blockhaus, con un portico coperto per sellare i cavalli e un grazioso angolo con delle panche e un tavolino intagliato nel tronco di un albero gigantesco, con un tetto a forma di ombrello. La scuderia si trova su un pendio sopra il paese di Zortea, ed è circondata da prati. Qui abbiamo conosciuto i cavalli che il giorno dopo avremmo montato. Mi è stato presentato Larick, un giovane anglo-arabo baio. Proprio la taglia adatta a me. A Silke è stato assegnato un cavallo pezzato di nome Pablo. Alla sera abbiamo cenato all’Hotel Serenella, l’unico albergo del paese, con Gianfranco e Telmo. Telmo ci ha mostrato delle fotografie del periodo trascorso a Francoforte, dove aveva lavorato in gioventù
Il giorno successivo, dopo colazione io e Silke siamo andati alla scuderia. Lungo la via, abbiamo ammirato degli scorci particolari che alla sera con il buio non avevamo notato. Raggiunta la scuderia, i cavalli erano già puliti, sellati e pronti per la partenza. Anche gli zoccoli erano stati ingrassati. Il programma della giornata prevedeva un giretto in mattinata, con rientro in paese per il pranzo, e solo nel pomeriggio ci saremmo messi in marcia per la prima tappa, che sarebbe stata breve.
Siamo partiti, per la mattina senza bagaglio. Il percorso ci ha portati in discesa, costeggiando antiche baite di montagna, e poi lungo una ripida salita attraverso i tipici paesini di montagna italiani, fino ad arrivare al torrente Vanoi. Abbiamo galoppato lungo la riva del torrente, lo abbiamo attraversato e siamo passati accanto al punto tappa “Canal San Bovo”, una piccola scuderia con una club house in legno. Dopo una piccola pausa ci siamo messi sulla via del ritorno. Abbiamo preso la strada asfaltata, e attraversato un ponte posto ad un’altezza vertiginosa sulla valle dove scorre il fiume, poi abbiamo lasciato di nuovo la strada. Siamo scesi per alcuni metri lungo una ripida serpentina, fiancheggiata da muretti a secco fatti con le pietre del posto. Mi stavo abituando a Larick, e notavo che nonostante i suoi cinque anni è già affidabile ed ha un passo sicuro, ed iniziavo a fidarmi di lui. Abbiamo attraversato di nuovo i paesini, fino ad arrivare alla scuderia di Telmo. Abbiamo percorso in 4 ore circa 20 Km. con 500m. di dislivello.
Dopo una lunga pausa pranzo, abbiamo sellato i cavalli, fissato bene le bisacce alla sella e ci siamo messi in viaggio per il nostro trekking di tre giorni. Viaggiavamo con un bagaglio leggero, avevamo con noi solo una giacca, l’impermeabile, lo spazzolino da denti e un po’ di biancheria di ricambio. Siamo saliti in sella, abbiamo lasciato il paese dirigendoci in basso verso la valle, ma in direzione opposta a quella che avevamo preso al mattino. Abbiamo attraversato un paese, poi un passo, fino ad arrivare in un’altra valle, e siamo scesi verso il basso percorrendo sentieri stretti e strade forestali. Arrivati a valle non c’era altra alternativa che seguire la strada principale fino al fiume, e poi costeggiarlo. All’orizzonte spuntavano delle sagome scure, che dapprima sembravano nuvole di pioggia, ma che poi si rivelarono essere le creste delle Dolomiti. Dopo aver percorso un tratto di strada lungo il fiume, abbiamo deviato a sinistra e siamo saliti lungo un piccolo pendio, attraversando un prato e passando in mezzo a due vecchie case abbandonate e cadenti. Iniziava a piovigginare. Abbiamo raggiunto il punto tappa Mondin, dove abbiamo sistemato i cavalli in box, e quindi ci siamo incamminati verso l’abitato di Transacqua. La tappa era lunga circa 15 Km., il dislivello in salita era di circa 400 m. e l’abbiamo percorsa in 3 ore. Dopo esserci presi cura dei cavalli, ci siamo diretti all’Hotel, distante circa 2 Km. da Transacqua. Dopo una doccia ristoratrice e una cena squisita, abbiamo fatto un giro di ricognizione in paese, una località divisa in due dal torrente, e che si trova sotto il gruppo dolomitico delle Pale di San Martino. Sabato, oltre a Telmo ci ha accompagnati anche Gianfranco, che conosce molto bene la tappa. Il nostro percorso ci ha portati da Transacqua a San Martino di Castrozza, restando sempre ai piedi del gruppo dolomitico delle Pale di San Martino. Abbiamo iniziato subito a salire, lungo sentieri nel bosco, passando accanto a un romantico torrente di montagna, poi sempre più in alto, attraverso i pascoli e tra le malghe. Era molto nuvoloso, ma attraverso le nuvole si intravedevano di tanto in tanto le torri rocciose delle Dolomiti. Abbiamo attraversato canaloni, su viottoli stretti e sassosi, siamo scesi a valle percorrendo sentieri resi scivolosi dal fango. Lungo la strada c’erano sempre chiaramente visibili i cartelli dell’ippovia, che indicavano la direzione e la distanza da percorrere per arrivare al prossimo punto tappa. Ero molto contento che il mio cavallo avesse un passo così sicuro. Posso consigliare a chiunque voglia percorrere queste tappe, di allenare bene il suo cavallo, e di prepararlo su percorsi di montagna. Dopo qualche ora abbiamo raggiunto San Martino, abbiamo attraversato il paese quasi deserto (che riprenderà vita solo con l’inizio della stagione sciistica), e poi siamo saliti lungo le piste da sci fino a Malga Ces. Qui i nostri cavalli sono stati sistemati nelle poste, e noi abbiamo dormito in tre in uno stanzone (Telmo, Silke e io). Gianfranco è rimasto con noi a cena e poi ha riportato il cavallo a casa. La cucina di Malga Ces è veramente da consigliare. Oggi abbiamo percorso in 9 ore circa 30 Km. e ci siamo lasciati alle spalle più di 1000 m. di dislivello.
Domenica mattina c’era ancora qualche traccia di nebbia tra le montagne, che ora ci circondavano, ma tutto sembrava promettere una splendida giornata di sole. Il nostro percorso ci ha portati dapprima verso le Dolomiti, sotto le quali eravamo passati il giorno precedente, poi abbiamo attraversato una dorsale e raggiunto una bella baita, Malga Crel. La malga era già chiusa, ma abbiamo fatto ugualmente una piccola pausa di riposo, prima di proseguire. Dopo un po’ il bosco si è diradato, e ci siamo ritrovati in un paesaggio che ricordava una steppa. Silke ha detto che non serviva andare in America, come lei aveva sempre pensato, per trovare un panorama così bello. In primo piano, dove eravamo noi, c’era una radura di erba secca, dietro un bosco di abete rosso, e dietro ancora in lontananza si stagliavano le vette delle Dolomiti. Abbiamo raggiunto il lago di Calaita, un piccolo laghetto di montagna, dove abbiamo fatto una sosta per godere la vista spettacolare. Più tardi abbiamo raggiunto Malga Lozen, dove ci siamo fermati, ci siamo goduti il sole e gustato una merenda. Da qui il percorso ci ha riportati nuovamente a Zortea, punto di partenza del nostro viaggio.
Purtroppo dovevamo metterci in viaggio per tornare a casa, io sarei rimasto volentieri per vedere altre tappe dell’ippovia. In ogni caso, dopo un trekking così viene voglia di farne altri.
Il sistema dell’ippovia mi ha fatto una buona impressione. Vicino ai punti tappa c’è sempre un Hotel, che accoglie i cavalieri. Il percorso è molto ben segnalato e facile da trovare. Inoltre, viene messo a disposizione del buon materiale cartografico (1:50000) con una descrizione esauriente delle tappe. Se per qualcuno questo non è sufficiente, può noleggiare un GPS su cui è memorizzata tutta la traccia dell’ippovia.
In teoria resta solo da scegliere dove si vuole andare e quando, e l’associazione organizza per voi tutto quanto.
Ulteriori informazioni: http.//www.ippoviatrentinorientale.it
Insomma: gente, allenate il vostro cavallo e andate in Trentino. E’ stata un’esperienza che merita di essere ripetuta.
Le foto del trekking sono visibili su internet a questo indirizzo:
http://picasaweb.google.com/christianbludau/IppoviaDelTrentinoOrientale
Tanti sinceri auguri dal gruppo NATURA A CAVALLO TOSCANA.
RispondiEliminaSerena, Roberto, Cristina e tutti gli altri-